Bollettino 05 Aprile 2017 – Etichetta Etica

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Rignano sull’Arno, 5 Aprile 2017                                                         Ai Soci Donatori e Donatrici

                                                                                                                       Ai Simpatizzanti


PROMOZIONE DELLA RACCOLTA DI PLASMA

Il plasma è ciò che permette al sangue di fluire. E’ un liquido in cui sono sospese le cellule sanguigne che vengono trasportate in tutto il corpo: globuli rossi che portano l’ossigeno, globuli bianchi che combattono le malattie e aiutano ferite e lesioni a guarire e piastrine che hanno un ruolo fondamentale nella coagulazione del sangue. Se dal plasma separiamo queste cellule, resterà un liquido color giallo paglierino composto per circa il 92% da acqua. La parte rimanente è costituita da altri elementi ugualmente essenziali alla vita. Il plasma trasporta anticorpi, proteine che favoriscono la coagulazione, ormoni ed enzimi. Porta alle cellule del corpo fattori nutrienti quali il glucosio, lipidi, sali minerali, etc. Allo stesso tempo rimuove i prodotti di scarto come l’anidride carbonica, l’acido lattico e altri. Il plasma aiuta a mantenere la pressione sanguigna e anche l’equilibrio acido-base, il pH del sangue.

 

ETICHETTA ETICA SUI PLASMADERIVATI TOSCANI – 1° IN ITALIA

Un cuore e una goccia di sangue/plasma sovrapposti, racchiusi in un cerchio. E’ il logo che d’ora in poi comparirà sui farmaci emoderivati prodotti con plasma che proviene da donazioni volontarie e gratuite. Una sorta di etichetta etica, garanzia per i pazienti e per tutto il sistema sangue. La prescrive un decreto ministeriale, la Toscana è la prima ad applicarla. Il “pittogramma” è stato presentato stamani dall’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi, assieme a Simona Carli, direttore del Centro Regionale Sangue, e alla presenza dei rappresentanti delle associazioni dei donatori di sangue, Avis, Fratres e Anpas.

Sia chiaro che: Regione Toscana non vende a Kedrion, ma gli affida il Donato dai Donatori per la trasformazione, corrisponde un diritto industriale e riceve in compensazione i medicinali prodotti; proprio come la “façon” di una grande firma commerc iale.

“Questa etichetta etica – sottolinea Stefania Saccardi – è un importante riconoscimento che noi vogliamo dare ai donatori. La Toscana è la prima Regione che ha dato seguito al decreto legge del

Ministero e ha chiesto di apporre l’etichetta sui farmaci prodotti da plasma italiano. I prodotti che saranno distribuiti sono i primi in Italia ad avere questo logo così significativo, che ben sintetizza la cultura del dono con la finalità dell’autosufficienza di sangue e plasma”.

Da tempo auspicavamo l’adozione di una certificazione, di un marchio di riconoscimento per tutti gli emoderivati prodotti da materia biologica raccolta su territorio nazionale da donatori anonimi, volontari e responsabili, e la presentazione di questo pittogramma è motivo di grande soddisfazione perché dà visibilità al gesto del dono dei donatori italiani e rappresenta il giusto riconoscimento da parte delle Istituzioni per il contributo dato da tanti volontari”.

L’etichetta etica viene apposta dall’industria farmaceutica che lavora il plasma raccolto da donatori italiani. Attualmente Kedrion è l’unica ditta incaricata della lavorazione del plasma italiano. E’ in corso la gara per l’individuazione della ditta incaricata per gli anni a venire.

Alcuni dati su lavorazione del plasma e produzione di farmaci emoderivati.

I farmaci plasmaderivati sono molti, più di una decina. I più rilevanti e conosciuti sono l’albumina, le immunoglobuline, e i fattori della coagulazione, che sono farmaci salvavita per gli emofilici (gli emofilici possono condurre una vita normale grazie ai fattori della coagulazione, in mancanza dei quali ogni trauma o ferita provocherebbe emorragie inarrestabili).

Da 69.000 litri di plasma toscano avviati al frazionamento si producono
– 4,7 milioni di UI Fattore VIII
– 2,1 tonnellate di Albumin
– 278 kg di Immunoglobuline IV
– 8,84 milioni di UI di Antitrombina II
– 0,6 milioni di UI di Fattore IX
– 2,3 milioni di UI di Complesso Protrombinico

Questi prodotti rappresentano, a prezzi di mercato commerciale, un valore di oltre 22 milioni di euro. La Regione, per produrli a partire dal plasma donato, spende circa 10 milioni. Se dovesse acquistarli sul mercato, dovrebbe spendere il 50% in più.

COLLECTE DE SANG : L’APPARITION DE FILIÈRES PRIVÉES CHANGE LA DONNE

Diffondiamo i riferimenti e piccola parte (per motivi di copyright) dell’articolo comparso su LE MONDE | 20.02.2017| par François Pilet et Marie Mau risse (hanno anche realizzato il documentario “Le business du sang” trasmesso da Art e il 21/2/2017 e reperibile su you tube) e la sua traduzione su Internazionale del 24/3/2017. I più appassionati potranno approfondire.

Le plasma sanguin est devenu l’objet d’un marché mondial. L’irruption d’entreprises privées, qui se fournissent auprès de donneurs américains pauvres ontrec rémunération, oblige la filière française, publique et bénévole, à s’adapter.

Già la traduzione ci lascia un po’ sorpresi e ci fa capire meglio quanto scivoloso sia il terreno sul quale ci stiamo addentrando e parlare dei “cugini” francesi può illuminare anche la ns/realtà.

In italiano per Internazionale diventa:

Sangue a buon mercato Il plasma è ormai un prodotto commerciale come gli altri. Serve a fabbricare farmaci e la gran parte arriva dagli Stati Uniti, dove aziende private pagano i donatori (?) reclutandoli fra i più poveri.

La vita di Mark McMullen è attaccata a un filo. I 225 dollari (212 euro) che gli versano ogni mese i servizi sociali dell’Ohio, negli Stati Uniti, gli permettono a malapena di pagare l’affitto (agevolato), la bolletta del telefono e l’assicurazione sanitaria. La sua settimana passa tra un incontro degli alcolisti anonimi il mercoledì e il volontariato il sabato mattina alla parrocchia del suo quartiere, nella periferia povera di Cleveland. Ma Mark ha il suo piccolo segreto.

Due volte alla settimana va in un centro dell’impresa svizzera Octapharma per vendere parte del suo corpo. Per più di un’ora un ago conficcato nel braccio pompa sangue per estrarne il plasma, un

liquido giallo ricco di proteine. Mark è pagato 60 dollari alla settimana in cambio di due litri di questo prezioso fluido e non potrebbe fare a meno di quest’entrata, come centinaia di migliaia di statunitensi poveri, il cui sangue serve da materia prima all’industria farmaceutica. Al centro di questo commercio legale, ma poco trasparente, si trovano gli Stati Uniti, che dopo la crisi del 2008 sono diventati il primo esportatore mondiale di plasma, usato per produrre medicinali indispensabili alla sopravvivenza di milioni di pazienti colpiti da insufficienze immunitarie o da tumori. Le quattro aziende che si spartiscono il settore – la statunitense Baxter, l’australiana Csl Behring, la spagnola Grifols e la svizzera Octapharma – operano in più di 500 centri installati nelle regioni più povere degli Stati Uniti. Dopo la crisi economica la quantità totale di plasma raccolto è raddoppiata, passando da 15 milioni di litri nel 2007 a 32 milioni nel 2014. La principale destinazione è l’Europa, sempre più dipendente dal plasma statunitense.
Congelato in sacche
di plastica, spedito a migliaia di chilometri di distanza per essere trasformato e poi venduto, il plasma umano è oggi una merce come tutte le altre, come confermato dalla corte di giustizia dell’Unione europea in una sentenza del 13 marzo 2014. Stabilendo che dopo aver subìto un processo di trasformazione industriale questo fluido dev’essere considerato come un medicinale, la sentenza ha dato origine all’Octapharma, che voleva entrare nel mercato francese con il suo Octaplas contrastando l’Istituto francese del sangue (Efs), fino a quel momento titolare del monopolio per la produzione di questo tipo di plasma.
Paradossalmente, infatti, il plasma proveniente dai donatori retribuiti costa molto meno di quello proveniente dai volontari. Il fenomeno si spiega con la struttura industriale dei centri statunitensi, aperti sei giorni su sette, dodici ore al giorno e mai vuoti. Al contrario della Francia, dove i donatori sono ricevuti da medici, la maggior parte delle procedure negli Stati Uniti è automatizzata. Un abitante di Cleveland che sopravvive vendendo il suo plasma all’Octapharma ci ha confidato
“sono come una mucca, do il mio latte” . Ma il sistema non sarebbe vincente se l’Octapharma non avesse messo a punto una strategia commerciale.
L’azienda svizzera è anch e sospettata di corruzione in Portogallo, dove nel dicembre 2016 le autorità hanno lanciato l’oper azione “o negativo” che ha portato a diverse perquisizioni tra cui una nella sede della Octapharma in Svizzera. Uno dei consiglieri d’amministrazione, Paulo Castro, è stato arrestato in Germania e si è dimesso.

Lavaggio efficace

L’Octapharma nega le accuse, ma non ha risposto alle nostre domande, molte delle quali riguardano l’aspetto sanitario. La sicurezza del plasma che arriva dalle zone povere è garantita? Alcuni specialisti sollevano dei dubbi, come Jean-Jacques Huart, ematologo a Lille e direttore dell’Efs del nord della Francia. Huart, che tra l’altro ha denunciato l’Octapharma per delle questioni riguardanti alcuni brevetti, riconosce che la tecnica del “solvente-detergente” che serve a pulire il plasma prima di trasformarlo in un medicinale è affidabile: “Tuttavia gli studi mostrano che gli agenti patogeni sono più frequenti tra le popolazioni socialmente fragili. Inoltre queste persone sono pagate, quindi sono meno disposte a rivelare un problema di salute che potrebbe impedirgli di vendere il plasma”. Per le strade di Cleveland le p ersone che si affollano davanti ai centri di raccolta hanno spesso una salute precaria, soffrono di malnutrizione, di obesità, di problemi cardiaci. C’è anche chi consuma droghe, comprate vendendo il sangue. Inoltre i prelievi regolari aggravano ulteriormente il loro stato di salute: a ogni visita i donatori perdono circa un litro di plasma. Sui marciapiedi della città, dopo i prelievi, tutti des crivono la fatica costante, le vertigini e i mal di testa di cui soffrono. La loro dieta non gli permette di rimpiazzare le proteine che i laboratori estraggono dal loro sangue. Ma nessun studio scientifico si è occupato del tema. “Chi finanzierebbe ricerche di questo tipo?”, si chiede David Margolius, medico de l più grande ospedale pubblico di Cleveland, preoccupato dalla portata del fenomeno.

Un nuovo cannibalismo

La rete mondiale del plasma è molto poco documentata. Jean-Daniel Tissot, ematologo e preside della facoltà di Losann a, in Svizzera, è uno dei pochi interessati all’argomento. Per lui la commercializzazione del plasma è al centro di un problema etico che porta a un “nuovo cannibalismo” in cui “il sangue del pov ero finisce nelle vene del ricco”. In Francia Michel Monsellier, presidente della Federazione francese per la donazione di sangue volontaria (Ffdsb), è diventato il portavoce della lotta contro la vendita di sangue. Per lui si tratta di “sfruttamento”, ma le sue critiche nei confronti de ll’Octapharma gli hanno procurato una denuncia per diffamazione, anche se alla fine il processo è stato archiviato. La paura di Monsellier è che a poco a poco il plasma low cost proveniente dagli Stati Uniti sostituisca quello proveniente dalla “donazione etica”.

Impegno etico

Dopo lo scandalo del sangue contaminato, scoppiato negli anni novanta, il sistema francese di raccolta è stato riorganizzato in due strutture. L’Efs ha il monopolio della raccolta, gratuita e volontaria, sul territorio nazionale, mentre il Laboratorio francese di frazionamento e delle biotecnologie (Lfb)s’incarica di produrre i farmaci “derivanti dal corpo umano”. Questo gruppo farmaceutico statale è molto attento al suo “impegno etico”, come dice il suo slogan. Tuttavia, di fronte alla crescente concorrenza delle aziende private, l’Lfb non si accontenta più del plasma offerto dai volontari francesi e ha cominciato a rifornirsi negli Stati Uniti. Nel marzo 2016 la filiale statunitense dell’Lfb ha concluso un accordo con la Immuno Tek, un’azienda che costruirà per conto del gruppo franc ese nuovi centri di raccolta negli Stati Uniti. Così tra non molto anche l’Lfb produrrà medicinali con il plasma low cost statunitense. Questi medicinali saranno prodotti nello stabilimento di Arras a partire dal 2020, conferma Sandrine Charriéres, direttrice della comunicazione del laboratorio: “Ma questo plasma sarà destinato esclusivamente al mercato statunitense”.
La dipe ndenza della Francia dagli Stati Uniti preoccupa sempre di più Monsellier: “Se Donald Trum p chiudesse i rubinetti, molte persone morirebbero”.

En savoir plus sur http://www.lemonde.fr/enquetes/article/2017/02/20/collecte-de-sang-la-nouvelle-donne_5082195_1653553.html#zQxPA4E7QKU8x3gW.99

 

LE DONAZIONI NEL MONDO – OMS

  • Dei 112,5 milioni di donazioni di sangue nel mondo nel 2013, circa la metà è stata raccolta nei paesi ad alto reddito, dove vive il 19% della popolazione mondiale.

  • Tra il 2008 e il 2013 c’è stato un aumento di 10,7 milioni di donazioni volontarie. In totale 74 paesi hanno raccolto più del 90% delle loro scorte di sangue da donatori; ma 72 paesi hanno raccolto più della metà del sangue a disposizione d a familiari dei pazienti o da donatori a pagamento.
  • Per essere autosufficiente dal punto di vista della disponibilità di sangue, un Paese deve poter contare su un minimo di 20-25 Donatori regolari (che donano almeno 2 volte/anno) ogni 1000 abitanti.

  • Solo 43 paesi sui 175 inclusi nel rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) producono medicinali da derivati del plasma usando plasma raccolto a livello nazionale, mentre la maggior parte degli altri 132 paesi importa medicinali di questo tipo dall’estero.

 

 

Vi saluto fraternamente. Enrico Ferroni – presidente

IL SANGUE NON HA PLURALE

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